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Metodo STAR: situazione, compito, azione e risultato

Le nostre esperienze di vita possono generare delle competenze utilizzabili anche in ambito lavorativo? Come possiamo valorizzarle all’interno di un colloquio di lavoro o di un curriculum? Come possiamo trasformare quello che la vita ci riserva in risorse professionali?

Ogni esperienza di vita ci permette di (ri)attivare o sviluppare delle competenze che possiamo applicare e utilizzare nel nostro lavoro quotidiano. Per esempio, diventare genitore comporta fra i vari cambiamenti di assetto di vita quotidiana anche quello di dover organizzare il tempo in modo diverso, delegare alcuni compiti ai nonni, motivare ed educare i propri figli, risolvere più problemi simultaneamente e chi più ne ha più ne metta.
O ancora, se abbiamo avuto un parente malato da accudire potremmo aver avuto modo di allenare competenze quali resistenza allo stress, capacità di organizzazione, equilibrio emotivo ed empatia.

È facile intuire come questo tipo di esperienze ci mettano nella condizione di sviluppare delle capacità che possiamo trasferire anche nei nostri compiti di lavoro e la cosa più sorprendente è che queste competenze possono diventare anche un prezioso bagaglio di risorse utilizzabili nella ricerca di una nuova occupazione.
È quindi importante riuscire a comunicare efficacemente le nostre competenze di vita ai recruiter o a qualunque altro interlocutore che ha il compito di valutare il nostro cv e intervistarci a colloquio.

Un buon metodo per abituarsi a tradurre le competenze personali in competenze professionali è il così detto metodo STAR (Situation, Task, Action, Result). Capiamo di cosa si tratta con un esempio pratico.
Durante un colloquio di lavoro ci può essere chiesto quali sono i nostri punti di forza e i nostri pregi. Immaginiamo quindi di descriverci come una persona organizzata, puntuale e affidabile. Perché mai un recruiter che incontriamo per la prima volta dovrebbe crederci?

Se invece rispondiamo:

  • nel corso dell’ultimo anno l’azienda ha attraversato una grossa riorganizzazione che è coincisa con l’aggravamento della malattia di mio padre (SITUATION).
  • Dovevamo effettuare delle analisi periodiche dei fatturati e mi sono state affidate delle attività con scadenze molto ravvicinate (TASK).
  • A ridosso delle scadenze più importanti ho ingaggiato una badante per un paio di giorni alla settimana in modo da poter restare al lavoro oltre il mio orario e completare i miei compiti (ACTION).
  • In questo modo tutte le scadenze sono state rispettate con notevole soddisfazione da parte dei clienti e dei miei superiori (RESULT).

Argomentando le proprie esperienze, il nostro interlocutore ha la possibilità di comprendere più a fondo i comportamenti che abbiamo messo in atto, le competenze che abbiamo sviluppato, e sarà più propenso a valutarci come una persona effettivamente organizzata, puntuale e affidabile.

Possiamo valorizzare le nostre competenze di vita non solo in un colloquio di lavoro, ma anche all’interno di un curriculum, in una lettera di presentazione o chiedendo una lettera di referenze. In ogni caso sarà importante fare riferimento quanto più possibile ai comportamenti agiti, cioè quelli che rivelano in modo più efficace la presenza di una o più competenze.

Dobbiamo immaginare il concetto di competenza come un iceberg: la punta dell’iceberg è il comportamento agito, quello che gli altri possono vedere e percepire delle nostre competenze. Se riusciamo a identificare i comportamenti specifici che abbiamo messo in atto all’interno delle nostre esperienze di vita (la parte dell’iceberg sommersa dal mare che non si vede), saremo capaci di comunicare efficacemente anche le nostre competenze.

Per iniziare ad abituarsi a questa autoanalisi, vi lascio con un elenco di competenze che sviluppiamo nel corso di alcune comuni esperienze di vita. Provate a identificare per ciascuna competenza un comportamento concreto che la rappresenta. Successivamente provate a descrivere l’azione che avete messo in atto per esprimere quella competenza; se ci riuscite, avrete buone probabilità di comunicare efficacemente le vostre esperienze di vita all’interno di un colloquio di lavoro o di un curriculum vitae.

Esperienza 1: vivere fuori sede.
Competenze: capacità di orientamento, capacità di scelta, apertura al cambiamento, flessibilità.

Esperienza 2: genitorialità.
Competenze: organizzazione e pianificazione, leadership, gestione dei conflitti, time management.

Esperienza 3: prendersi cura di un familiare.
Competenze: consapevolezza di sé, problem solving, equilibrio emotivo, relazione, resistenza allo stress.

Esperienza 4: disoccupazione.
Competenze: fare rete, capacità di apprendere (long life learning), creatività, ascolto di sé stessi, resilienza.

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